Volantini [06.11.2007]
Polveri razziste

Argomenti trattati: Italia ~ Romania ~ Immigrazione ~ Mass-Media ~ Razzismo


L’aria che si respira in Italia sta diventando sempre più pesante e pericolosa. È una corsa quasi generale a giocare col fuoco, col fuoco della xenofobia, del razzismo, con l’idea che chi mette più paura nella gente, chi la fa sentire minacciata da questi diversi, stranieri, romeni, rom, delinquenti, assassini e via crescendo, chi urlerà di più contro questa gente, questi “mostri”, chi ne chiederà e organizzerà la cacciata si prenderà il premio dei voti del “ceto moderato” – o dei ceti così spaventati.
In questa campagna incendiaria c’è una chiara regia dei mass media.
Abbiamo sentito in TV l’elenco delle vittime stradali del lungo ponte dei morti, tra cui ancora pedoni falciati da un ubriaco. Ma non era rom, non era straniero: questa volta la notizia è scivolata via in TV come l’acqua della pioggia sul parabrezza. L’omicidio di una donna a Roma, questa volta non ad opera del solito marito ma, pare, di un rom non nuovo alla delinquenza: questa era la notizia da sbattere in prima pagina, da riversare come un torrente in piena su chi guarda la TV: “un rom ha rubato e ucciso, i rom sono ladri e assassini, la nostra sicurezza è minacciata dai rom, cacciare i rom dall’Italia”!
Tra i politici è stata una vera e propria gara a cavalcare la notizia, a conquistarsi il titolo del più spietato cacciatore di rom. Il neosegretario “democratico” Veltroni è stato il più svelto a occupare il campo della destra, “imponendo” al governo di trasformare in decreto la legge eccezionale per la cacciata degli immigrati. E subito Fini, Berlusconi, Casini e leghisti vari a scoprire baraccopoli e invocare ruspe e deportazioni. E poi il raid dei picchiatori razzisti contro persone colpevoli di essere nate in Romania, e la bomba contro il negozio romeno. Altrove su questa strada sono arrivati i pogrom.

Ma quei politici non erano tutti europeisti? non hanno votato tutti a favore dell’allargamento ad Est della UE? non dicevano che era la propagazione della “civiltà cristiana”, della “democrazia”, del “liberalismo sociale”, della tolleranza, del benessere? cosa credevano, che mettere in comune quella forza lavoro a prezzo stracciato per lucrare sul suo sfruttamento non significasse anche metterne in comune le miserie? e anche una quota della criminalità che su di esse si alimenta?
Le proteste e i moniti dei governanti romeni (e perfino della UE) colpiscono nel segno denunciando le misure e gli atteggiamenti razzisti di governanti e politici italiani che addossano a un popolo, a un’etnia la colpa di un individuo, che violano il diritto di difesa legale contro le deportazioni. Ma puzzano della medesima ipocrisia borghese e razzista. Quei rom fuggono dalla miseria e dalla discriminazione in cui vengono tenuti con la complicità del loro governo; quei romeni fuggono dalla stessa miseria su cui le imprese italiane (quindicimila sono andate in Romania, con ben 800 mila dipendenti pagati 150-250 euro al mese) si arricchiscono insieme a quelle romene e a quegli stessi governanti che le servono.

Sarebbe vano chiedere che gli onorevoli ipocriti che corteggiano le sottane dei porporati facciano esercizio della carità cristiana, così come che coloro che propagandano un mercato dal volto umano mostrino umanità nei confronti di chi vive in condizioni inumane.
Queste campagne di paura e di odio che essi seminano, gli italiani emigrati le hanno già subite sulla propria pelle (italiani = mafiosi), e per questo dovremmo fare attenzione a generalizzare. Il crollo del capitalismo di Stato anche in Romania ha duramente colpito i lavoratori, con centinaia di migliaia di disoccupati, tra cui la maggioranza dei rom. Ciò ha provocato un aumento della povertà, della massa dei disperati e anche della criminalità. Con l’apertura delle frontiere chi non aveva un lavoro, o non era comunque in grado di condurre una vita decente, è venuto a cercarlo anche in Italia.
Ma l’ipocrisia dei partiti parlamentari è doppia perché sono essi ad aver fatto leggi e regolamenti che impediscono ai “neocomunitari” di trovare un lavoro regolare in gran parte dei settori (mettendoli in una condizione peggiore degli extracomunitari con permesso di soggiorno), e quindi impediscono loro anche di trovare una casa e li costringono nei ghetti delle baraccopoli. Sono loro stessi, che ne chiedono l’espulsione, corresponsabili delle condizioni per cui chiedono l’espulsione. Non ci si deve poi stupire se nelle baraccopoli si diffonde la criminalità. Ricacciare in Romania chi non ha un lavoro regolare, come prevede il decreto governativo, significa inoltre ricacciarli nella condizione dalla quale hanno cercato di fuggire.
Si dice che in Italia non c’è lavoro per tutti. Il ragionamento è da rovesciare. Una volta inseriti, sono gli immigrati a portare il proprio lavoro: con la domanda di una casa e suppellettili, di cibo, di indumenti, di mezzi di trasporto e quant’altro, sono essi stessi a creare la domanda del proprio lavoro, dando impulso all’economia a vantaggio di tutti.

Al cinismo dei partiti parlamentari che alimenta il razzismo occorre contrapporre la solidarietà di classe tra proletari, italiani e immigrati, primo passo verso la coscienza e la lotta internazionalista.



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