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Volantini: Pavia e i Rom - Contro il razzismo, solidarietà internazionalista
Articolo del 25.09.2007 postato da stradivari --> letture 2334

Il trattamento riservato ai rom della SNIA dalla Giunta Capitelli ha gettato su Pavia l’onta di “capitale del razzismo”. Sabato 29 settembre manifesta l’altra Pavia, della solidarietà umana e internazionalista tra proletari.
In fuga dalla miseria della Romania si erano rifugiati tra i ruderi di quello storico ex-stabilimento, dove negli anni ’50 e ’60 migliaia di uomini e donne erano giunte dal Sud, pure in fuga dalla miseria, per lavorare e spesso lasciarvi la vita, consumati dalle esalazioni di solfuro che la smania di profitto non si curava di coibentare.


La stessa logica del profitto (di imprenditori “amici” della Giunta) ha spinto a sgomberare l’area per le future speculazioni. Che non si trattasse di dimore degne d’esseri umani, è certo; ma la loro cacciata come cani randagi da parte della Giunta Capitelli, senza premurarsi di trovare soluzioni alternative per uomini, donne e tanti bambini è stata un atto indegno di cinismo razzista, di prepotenza contro i deboli, che ci ricorda epoche di barbarie d’infausta memoria.
È amaro constatare che poche sono state le voci che si sono opposte ai proclami altezzosi e sprezzanti del sindaco – e quelle poche non sempre accompagnate dai fatti –; che la principale strategia delle “istituzioni”, incluse quelle “caritatevoli”, è stata quella di comperare con 250 euro la loro nuova fuga, per disperazione, da Pavia città ingrata.
È ancora più amaro constatare che questo non è un episodio isolato, che in numerose città d’Italia, rette da giunte di destra come di “sinistra”, appare sempre più pagante nell’arena elettorale fare la voce grossa e usare lo staffile contro i deboli, contro gli ultimi arrivati facendo leva sugli istinti più bassi e alimentando le paure irrazionali della gente, in gran parte basate sull’ignoranza nei confronti del forestiero “diverso”.
Vi ha contribuito anche il quotidiano locale che nei giorni della cacciata ha aizzato alla caccia ai rom, dovunque essi cercassero rifugio. La scelta dei luoghi dove la maggioranza delle famiglie rom sono state “ospitate”, o deportate (Pieve Porto Morone, dove era da poco stata chiusa una comunità di tossicodipendenti, e una fatiscente ex cascina di Albuzzano, dove da anni risiede una comunità di rom non integrati) sembra essere stata fatta appositamente per esasperare la popolazione locale e dar fiato ai pregiudizi e agli odi razziali alimentati da leghisti e fascisti. Esempi isolati (il Comune di Pisa, peraltro retto da una giunta dello stesso colore) dimostrano che una politica lungimirante di accoglienza (casa, lavoro, scuola) è possibile e vantaggiosa anche da un punto di vista borghese.
Solo l’impegno di uno sparuto gruppo di volontari ha impedito che tutto fosse perduto, almeno per le famiglie che non hanno abbandonato il campo. Porgendo la mano a queste famiglie hanno dimostrato che queste persone sono dei proletari che non cercano altro che un lavoro (e perlopiù un lavoro rifiutato dagli italiani) per permettersi una casa, e una scuola per i loro figli. Come i nostri bisnonni e nonni che hanno lasciato l’Italia, come i nostri padri che hanno lasciato il Sud. Per i rom, venuti dall’India all’alba del secondo millennio, si tratta inoltre di liberarsi dall’incubo di cinquecento anni di schiavitù e di un altro secolo e mezzo di persecuzioni e sterminio nella nostra civile Europa.
L’Europa del capitale che ingloba la Romania dentro i propri confini per sfruttarne liberamente la forza lavoro e il mercato, ha un debito storico verso gli oltre 10 milioni di rom, che ovunque sono stati discriminati.
La solidarietà con gli immigrati di ogni nazionalità, il contrasto al razzismo con le idee e coi fatti, sono i germogli di una nuova civiltà.

SABATO 29 settembre

manifestazione a Pavia contro razzismo e intolleranza

concentramento in piazza della Stazione, ore 14






 
Argomenti trattati:
  • Italia
  • Romania
  • Razzismo

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