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N°49 Pagine Marxiste - marzo 2021
RODARI E LO STALINISMO



Questa lettera è stata inviata ad «A -Rivista anarchica» il 22 aprile 2020, a proposito del centenario della nascita di Gianni Rodari.
Non è stata pubblicata, né abbiamo ricevuto risposta. Cercavamo di capirne il motivo, conoscendo bene il fondatore e redattore Paolo, i suoi metodi rigorosi e la sua correttezza.
La risposta, purtroppo, è arrivata il 20 luglio, ed è stata la peggiore possibile, ovvero la notizia del suicidio di Paolo sotto un treno a Forlì.
Non conosciamo i motivi del suo gesto, ma lo ricordiamo come un compagno disinteressato e meticoloso, dedito alla causa e coerente con le proprie idee.
Pubblichiamo questa lettera per tutti coloro che, come lui, credono nella lotta per un mondo senza classi sociali né frontiere.

Su A 442 ho letto l'articolo "Ci vuole un fiore" di Ales-sioLega dedicato a Gianni Rodari nel centenario della nascita, e vorrei fare una precisazione.Rodari è stato un grande, grandissimo scrittore per l'infan-zia; giustamente nell'articolo vengono evidenziate la sua sensibilità e le sue qualità pedagogiche. Il rischio, però, è quello di dimenticare che Rodari non fu solo uno scrittore ma anche un militante politico.
Nell'autunno del 1945, in piena ricostruzione post-bellica, in provincia di Varese il PCI si trovò ad affrontareun problema di non poco conto. In particolare a Laveno era attivo un gruppo di operai affiliato al Partito Comunista Internazionalista, che si rifaceva alla linea di sinistradel PCdI fondato a Livorno nel 1921, denunciava la politica interclassista del PCI e attaccava Stalin e il capitalismo di Stato sovietico. Un'azione che arrivava da sinistra, con parole d'ordine di classe cui la base del partito staliniano era tutt'altro che insensibile. Il 2 ottobre, a seguito di una disposizione ministeriale che razionavale razioni giorna-liere di pane, gli operai scesero in piazza in tutta la pro-vincia nonostante gli appelli alla calma dei partiti istitu-zionali. A Laveno la manifestazione fu diretta dagli inter-nazionalisti.
«L'Ordine Nuovo», il giornale del PCI provinciale, accusò i promotori di essere provocatori, disgregatori, fascisti, reazionari. Gli internazionalisti varesini, impropriamente definiti "trotskisti", divennero bersaglio del PCI, che an-che nei mesi successivi non smise di attaccarli sul giorna-le del partito. Il 16 novembre si svolse un convegno inter-no dove si discusse su come impedire ogni azione ai "trotskisti" e ad uno dei suoi capi che veniva da Milano a svolgere i comizi, Onorato Damen.Perché ho ricordato questi episodi?Il gruppo internazionalista di Laveno era diretto da un operaio che si chiamava Rodari. Luigi Rodari.
«L'Ordine Nuovo» era redatto da un membro della federazione di Varese del PCI che partecipòal convegno del 16 novembre e che si chiamava Rodari: Gianni Rodari.
I due Rodari non erano parenti, ma stavano su fronti opposti della barricata: Luigi dalla parte di classe, Gianni dalla parte della linea interclassista del PCI.
Spesso si leggono biografie di uomini che hanno lasciato segni importanti nella scienza, nell'arte, nella cultura, di cui però vengono omessi o minimizzati i loro trascorsi politici, adombrati dalle successive, coinvolgenti esperienze. Sono convinto che invece sia giusto ricostruire le vite di questi personaggi (in primis per loro stessi) liberandosi dalle tentazioni agiografiche.Anche per Gianni Rodari, artefice di uno straordinario "cambio di passo", gran poeta ed eccellente narratore, che però nel 1945 militava "dall'altra parte", nel partito che ricorreva ad ogni mezzo per combattere libertari e internazionalisti.

L'intero numero del giornale è disponibile e scaricabile 

qui







Alessandro Pellegatta

Pubblicato su: 2021-03-31 (275 letture)

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