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N°2 Pagine Marxiste - Marzo 2004
Dal Tamil Nadu un'offensiva contro i lavoratori indiani
PAESI A GIOVANE SVILUPPO CAPITALISTICO


La seconda metà del 2003 è stata testimone, nello Stato del Tamil Nadu, nel sud dell'Unione Indiana, di un attacco alle condizioni dei lavoratori che è arrivato a mettere in forse il loro stesso diritto di sciopero. Questo attacco è parte di una più generale offensiva liberista che mira ad abolire protezioni e garanzie per i lavoratori regolari, che sono comunque una minoranza, e a tagliare la spesa pubblica, allo scopo di rafforzare la competitività delle merci indiane e aprire maggiormente l'India al mercato mondiale. A seguito di una manovra del governo guidato dal partito AIADMK, che prevedeva una serie di peggioramenti delle condizioni economiche dei dipendenti statali e degli insegnanti, i due principali sindacati di categoria dello Stato, il JACTO-GEO e il COTA-GEO, hanno presentato nel marzo 2003 una piattaforma di 15 richieste; queste prevedevano soprattutto il ritiro delle misure governative che portavano da 30 a 33 anni la contribuzione minima per accedere alle pensioni e ne stabilivano il pagamento per il 50% in denaro e per il 50% in obbligazioni emesse dallo Stato. Nelle richieste vi era inoltre la rivendicazione di una retribuzione maggiorata per il lavoro festivo e il pagamento di una serie di trattenute e arretrati che il governo non versava dal 1998. Negli ultimi due anni i lavoratori statali del Tamil Nadu hanno perso benefici valutati tra 90.000 e 125.000 rupie (tra i 1.960$ e i 2.500$ circa) in seguito ai ripetuti tagli cui sono stati sottoposti dal governo dello Stato. Il 30 giugno il capo del governo, Jayalalithaa, decisa a impedire lo sciopero del 2 luglio, proclamato in sostegno alle 15 richieste, ha fatto arrestare preventivamente i dirigenti delle principali organizzazioni sindacali; questa misura non ha però impedito lo sciopero che anzi è cominciato prima, nel pomeriggio del 1° luglio. Probabilmente anche in reazione alle misure del governo la protesta ha visto una partecipazione massiccia dei lavoratori; il 2 luglio, primo giorno "ufficiale" di lotta, si sono registrate adesioni pari al 90% dei lavoratori statali e degli insegnanti, tra 1 e 1,3 milioni di persone.
Le giornate di agitazione che sono seguite hanno visto da parte del governo la più grande repressione anti-operaia che la storia dell'Unione Indiana ricordi. Il governo ha effettuato più di 170.000 licenziamenti tra i lavoratori in lotta, decine di migliaia di decurtazioni di stipendio e retrocessioni senza preavviso, arresti di attivisti e militanti sindacali e lo sfratto di centinaia di famiglie di scioperanti che abitavano case di proprietà statale.
L' enorme massa di sottoccupati e disoccupati nello Stato ha consentito al governo di Madras di approvare un piano di "emergenza" che avrebbe consentito 15.500 assunzioni di lavoratori temporanei per sopperire alla mancanza di forza lavoro nei giorni di sciopero. A questi lavoratori temporanei è stato imposto un contratto che prevedeva una retribuzione pari a meno della metà del salario medio di un dipendente statale, l'obbligo di lavoro anche nei giorni festivi, se necessario, e l'impegno a non aderire ad alcuna organizzazione sindacale né partecipare ad attività "antigovernative".
Dopo 11 giorni di agitazione, una sentenza dell'Alta Corte di Stato del Tamil Nadu ha invalidato gli arresti dei capi sindacali effettuati prima che lo sciopero avesse inizio; alla loro liberazione i capi sindacali hanno proclamato la cessazione dello sciopero, per favorire, secondo loro, le possibilità di dialogo con il governo. Dopo aver indirizzato i lavoratori vittime della repressione verso una serie di ricorsi legali individuali presso il Tribunale Amministrativo di Stato, le organizzazioni sindacali hanno annunciato un ricorso contro le leggi governative sulle attività essenziali presso la Corte Suprema Indiana.
La repressione da parte del governo, infatti, è stata legalmente possibile grazie ad una serie di norme approvate nel maggio del 2002, contenute nel Essential Service Maintenace Act (ESMA) che prevedono la possibilità di dichiarare "vitali" praticamente tutte le attività produttive direttamente o indirettamente finanziate dallo stato e renderle così soggette ad una serie di clausole anti-sciopero. Secondo l'ESMA gli impiegati presso aziende "vitali" per lo stato che prendano parte ad uno sciopero o invitino altri lavoratori a scioperare e qualsiasi altra persona che favorisca o supporti gli scioperi possono andare incontro a condanne fino a 3 anni di reclusione. Diminuita la pressione dei lavoratori con la fine dello sciopero dei primi di luglio, che aveva portato al rilascio dei dirigenti sindacali, la Corte Suprema Indiana ha respinto il ricorso contro ESMA il 4 di Agosto; nelle motivazioni della sentenza si legge: " ….nessun partito o organizzazione può vantare il diritto di paralizzare le attività economiche e industriali di uno stato o nazione o nuocere ai cittadini." La sentenza della Corte Suprema ha dato il via libera all'intensificarsi della campagna anti-sciopero del AIADMK che ha iniziato un'offensiva per sciogliere le maggiori organizzazioni sindacali dei lavoratori statali e degli insegnanti. Il ricorso all'azione legale individuale intanto è proceduto con una lentezza esasperante è ancora alla fine del 2003 meno della metà dei casi erano stati esaminati.
Alla conferenza nazionale della Confederation of India Industries (CII), la Confindustria indiana, che si è tenuta a Madras a fine di luglio del 2003 il presidente del CII Mahindra, commentando l'operato del primo ministro Jayalalithaa, ha dichiarato: " La fermezza del primo ministro nel fronteggiare lo sciopero dei lavoratori statali è stata una lezione per l'industria.". L'appoggio del grande capitale all'operato di Jayalalithaa riflette la volontà di accelerare la ristrutturazione del capitale indiano, assecondando così la linea liberista che sembra affermarsi nel sub-continente. Le riforme che da tempo le organizzazioni di industriali e gli economisti richiedono al governo prevedono, infatti, una maggiore flessibilità nell'impiego della forza-lavoro e una diminuzione netta della spesa pubblica inclusa una diminuzione delle spese per gli impieghi statali. Andato al governo negli anni 90 con il preciso scopo di realizzare questa ristrutturazione dell'apparato statale il BJP, principale partito di governo dell'Unione Indiana, di cui l'AIAMDK è alleato, sembra però mostrare delle difficoltà nell'avviare questa "seconda fase" di riforme. L'attacco alle condizioni dei lavoratori statali e degli insegnanti che erano uno dei comparti di classe con le migliori condizioni di lavoro potrebbe rappresentare un'accelerazione nel tentativo di rendere maggiormente flessibile l'impiego della forza lavoro in tutti i campi produttivi.
Il 24 febbraio 2004, per rispondere a questo attacco, in tutta l'Unione è stato proclamato uno sciopero dei lavoratori statali, tra cui gli insegnanti, i lavoratori dei trasporti, i bancari e gli impiegati delle assicurazioni, settori dove il capitalismo di stato indiano è ancora molto forte. La massiccia adesione allo sciopero, oltre 50 milioni di persone, segnala la preoccupazione dei lavoratori di dover essere costretti a pagare, con il peggioramento delle proprie condizioni, le esigenze di ristrutturazione del capitalismo indiano.
L'offensiva liberista costringe anche i lavoratori finora relativamente privilegiati ad organizzarsi e lottare come classe.



Note:

[Fonti: The Hindu, The Times of India, Frontline, www.wsws.org]




P.A.

Pubblicato su: 2005-03-16 (1593 letture)

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