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N°14 Pagine Marxiste - Agosto-Ottobre 2006
Avances iraniane alla Germania


Gran parte della rappresentazione mediatica presenta le vicende relative all’Iran e al Medio Oriente come un “conflitto di civiltà”, Islam contro Occidente cristiano. Nella sinistra antiamericana si è voluto vedere nelle posizioni iraniane la “lotta antimperialista”. Queste interpretazioni sono false e fuorvianti. L’Iran è una giovane potenza capitalistica dominata da una borghesia che, forte delle sue risorse energetiche, industriali e demografiche, aspira ad una posizione di predominio nell’area mediorientale, ed è in ciò contrastata sia da gran parte delle borghesie arabe che da gran parte delle potenze imperialiste, unite dall’interesse ad impedire la formazione di una potenza egemone nel Medio Oriente, anche se poi divise nella ricerca di influenza sulla regione.
In questa sua politica lo Stato iraniano sta utilizzando le rivalità tra le grandi potenze. Sfidando l’embargo decretato dagli USA, compagnie giapponesi, francesi, italiane (ENI), spagnole, norvegesi, cinesi hanno firmato accordi per lo sfruttamento del petrolio e gas iraniani. La Germania, meno interessata alle risorse energetiche iraniane perché si rifornisce in Russia, è però il maggior fornitore di macchinari e impianti all’Iran e tra i maggiori investitori del paese.

AHMADINEJAD SCRIVE ALLA MERKEL

È perciò emblematica la lettera scritta nell’estate dal capo del governo iraniano Mahmud Ahmadinejad alla cancelliera tedesca Angela Merkel.
I media occidentali, nel migliore dei casi, ne hanno menzionato solo alcuni passi non essenziali, o ne hanno addirittura falsificato il contenuto. Lo riassumiamo sulla base della traduzione integrale in inglese riportata dall’iraniana Fars News Agency del 28 agosto 2006.1
Il presidente iraniano Ahmadinejad apre la sua lettera con una spudorata adulazione della grande Germania, per il suo “contributo al progresso di scienza, filosofia, letteratura, arte, politica”, per la sua “più importante e positiva influenza… sulle relazioni internazionali e la promozione della pace”, continua accomunando Germania ed Iran quali vittime degli arbitrii “dell’oppressione” delle potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale (SGM) - gli Stati Uniti non vengono mai nominati direttamente.
«La macchina della propaganda dopo la Seconda Guerra Mondiale è stata così colossale da indurre molti a ritenere di essere la parte colpevole per ragioni storiche e di dover scontare per generazioni e generazioni e per un periodo di tempo indefinito la pena per i torti commessi dai loro antenati».
«La SGM è terminata con un cumulo di perdite morali e materiali», «a 60 anni dalla sua fine, il mondo e alcuni paesi in particolare ne subiscono ancora le conseguenze; potenze tiranniche e gruppi aggressivi e bramosi di potere si comportano ancora come i vincitori con i vinti».
A smentita dell’accusa occidentale di falsificazione storica dell’Olocausto, Ahmadinejad continua: «Non intendo mettere in discussione l’Olocausto, ma […] alcuni paesi vittoriosi della SGM lo utilizzano come alibi per tenere i paesi sconfitti in una relazione di debito nei propri confronti». «Oltre che sul popolo tedesco, anche sui popoli del Medio Oriente grava il fardello dell’Olocausto» a causa dell’insediamento degli occupanti sionisti… Ahmadinejad accusa quindi i vincitori della SGM, e la Gran Bretagna in particolare, di non aver voluto ospitare gli ebrei sul proprio territorio, e di aver scatenato un’ondata di antisemitismo per spingerli ad insediarsi in Palestina.
Le nazioni europee sarebbero a loro volta vittime del sionismo: «Purtroppo l’influenza dei sionisti sull’economia, sui media e su certi centri di potere politico ha messo in pericolo gli interessi delle nazioni europee e ha sottratto loro molte opportunità. Il principale pretesto per questo atteggiamento ricattatorio è l’Olocausto».
Continua Ahmadinejad: «Fortunatamente, nonostante tutte le pressioni e limitazioni, la grande nazione tedesca è stata capace di compiere grandi passi» ed è divenuta «una grande potenza economica in Europa, che cerca di giocare un ruolo più efficace anche nelle relazioni internazionali… Ma provi solo ad immaginare – scrive rivolto alla Merkel – quale rango oggi occuperebbe la Germania tra le nazioni amanti della libertà, i musulmani del mondo e i popoli dell’Europa… se i governi al potere in Germania avessero detto no alle estorsioni dei sionisti e non avessero sostenuto il più grande nemico dell’umanità».
Sarebbe arduo definire “antimperialismo” tali solleticazioni delle ambizioni dell’imperialismo tedesco. Ahamadinejad cerca di far leva, in funzione antiamericana, anche sulle ambizioni dell’imperialismo europeo: «È triste ammettere che l’Europa ha perso molto del suo potere nei rapporti internazionali… Le grandi potenze fuori del continente intendono dimostrare che l’Europa non può contare su se stessa né fare alcunché senza il loro aiuto e intervento».
Con questa ideologia che ricorda la definizione cinese anni ’60-’70 dei paesi europei come paesi oppressi dagli USA, Ahmadinejad equipara la presunta oppressione dell’Europa a quella subita dall’Iran dopo la SGM ad opera dei vincitori della stessa. «Avevano messo gli occhi sulle nostre ricchezze naturali… rovesciarono il governo legittimo del tempo, installarono un regime dittatoriale… In seguito sostennero Saddam nella guerra… senza osservare alcun limite umanitario… loro che gridano ai diritti umani».

PROPOSTA DI ALLEANZA

In modo implicito il presidente iraniano offre quindi appoggio alla Germania per la riforma del Consiglio di Sicurezza ONU (nel quale essa vorrebbe entrare), le cui regole, potere di veto in primis, non sono giuste, «è giunto il tempo di modificarle, con l’appoggio di governi indipendenti», e per lo meno, «per maggiore equità, anche altri paesi devono avere il diritto di veto».
Dopo aver citato gli insegnamenti di «Abramo, Mosé, Gesù Cristo… e il Profeta Maometto» propone l’alleanza: «Voi e noi possiamo fondare un nuovo movimento per conseguire questi nobili ideali umani». Questo il nocciolo della proposta di alleanza: «Le circostanze oggi prevalenti sono diverse da quella di ieri. La disuguaglianza dei criteri e degli atteggiamenti nelle relazioni non potrà durare.2 L’Iran e la Germania insieme possono giocare un ruolo più importante nell’arena internazionale …». «Assieme dobbiamo porre fine a queste anomalie nelle relazioni internazionali, quel tipo di ordine e di relazioni basato sulle imposizioni dei vincitori della SGM nei confronti dei paesi sconfitti».
Di nuovo infine gioca il tasto europeo: «Questo rapporto di cooperazione può anche rafforzare il ruolo dell’Europa sulla scena globale».
La lettera si conclude con la preghiera all’Onnipotente «per il successo di Sua Eccellenza [la Merkel], e del governo e popolo della Germania».

GERMANIA DIVISA SULLE SANZIONI

Il portavoce del governo tedesco, Ulrich Wilhelm su Der Spiegel del 21 luglio, riferisce che la lettera è stata tradotta, analizzata, e «attentamente valutata» ma il suo testo non sarà pubblicato. […] Il governo tedesco non intende entrare in corrispondenza con il presidente iraniano». Il silenzio in luogo di una esplicita confutazione e ripulsa delle tesi e proposte iraniane è di per sé un fatto politico. Oggi il governo tedesco non vede la possibilità di una contrapposizione diretta agli Stati Uniti, ma quella iraniana può essere una carta di riserva per il futuro.
La classe dominante tedesca è divisa sull’atteggiamento da tenere nei confronti dell’Iran.
Secondo alcuni osservatori, mentre importanti forze imprenditoriali e i loro portavoce nella FDP e CDU-CSU ammoniscono contro ulteriori iniziative militari in Medio Oriente e hanno messo in discussione l’invio di truppe tedesche in Libano, l’ala euro-atlantica del ministero Esteri spingerebbe ad un reciproco spalleggiamento con gli USA.3 L’intervento in Libano rappresenterebbe per questa corrente l’inizio di un rivolgimento globale, che dovrebbe riguardare anche l’Iran, con sanzioni e se occorre con la guerra. La divisione tra le due correnti attraversa anche i partiti, soprattutto quello socialdemocratico: alle votazioni per l’invio della missione militare tedesca in Libano dei 44 contrari della Grosse Koalition, in disobbedienza alle direttive di partito, 32 erano parlamentari della SPD.
Una posizione apparentemente sorprendente, se riferita all’ideologia pacifista da essi profusa fino a pochi anni or sono, è l’appoggio netto dei Verdi tedeschi alla missione in Libano. Nel contempo l’ex ministro degli Esteri Fischer (Bündnis 90/Die Grünen) è una buona carta da giocare nei rapporti con l’Iran, per un’operazione appena suggerita dalla Camera dell’industria e dell’artigianato tedesca (DIHK): appoggiare quelle forze interne iraniane che cercano un accordo con la comunità internazionale.
Ai primi di agosto Fischer è stato invitato in Iran da Hassan Rohani, capo-negoziatore con la UE per la questione nucleare, e appartenente come Mottaki alla corrente di realpolitik che vuole il programma nucleare ma che non vuole rompere le relazioni con l’Occidente. La missione di Fischer non era ufficiale, ma è stata coordinata e seguita dall’ambasciata tedesca di Teheran. Premesse favorevoli alla missione sono le relazioni personali di Fischer (la sua attuale e quinta moglie è Minu Barati, figlia di un noto ex membro del Partito democratico di opposizione del Curdistan iraniano) e i suoi numerosi viaggi nel paese.
Die Welt (2.8.06) sottolinea come Fischer accusi gli USA di aver trascurato imperdonabilmente la politica mediorientale, cosicché alla fine il maggior vincitore del conflitto potrebbe essere l’Iran. Gli USA hanno destituito il nemico n.1 dell’Iran, Saddam Hussein, hanno allontanato dall’Afghanistan i talebani, nemico n. 2, e la democratizzazione dell’Irak ha rafforzato gli sciiti. L’ex ministro degli Esteri spera che vengano appoggiate le forze di opposizione in Iran, che ora si sentono ostaggio del conflitto libanese.
La minaccia di appoggiare sanzioni contro l’Iran se non rinuncia all’arricchimento dell’uranio potrebbe costituire una semplice carta in mano al governo tedesco per pesare sul tavolo della trattativa, ma è vista con preoccupazione da diversi ambienti economici tedeschi, impegnati con esportazioni e investimenti in Iran (si veda anche PM n. 11-12, “USA e Iran nella politica estera della Grosse Koalition”).
Anche negli ultimi mesi alcune delle maggiori associazioni imprenditoriali tedesche si sono espresse in modo esplicito e deciso contro le sanzioni economiche contro l’Iran, come DIHK, BGA (Confederazione del commercio all’ingrosso ed estero), VDMA (l’associazione dei costruttori di macchinari ed impianti), NuMOV (Associazione per il Vicino e Medio Oriente), che sottolinea in particolare come le sanzioni costituirebbero di fatto «sovvenzione ai concorrenti delle imprese tedesche».
NMI (Iniziativa tedesca per il Nord Africa e il Medio Oriente) e BDI (Confindustria tedesca) si preoccupano di fornire puntuali informazioni al mondo economico tedesco sulla situazione in Iran e Medio Oriente. La situazione potrebbe infatti farsi più critica per i gruppi economici tedeschi se, come informa German Foreign Policy, il governo tedesco, non escludendo la possibilità di un attacco armato contro l’Iran, non prorogasse le garanzie in essere per l’export verso l’Iran, cosa che potrebbe riguardare anche le garanzie federali per gli investimenti diretti esteri, di nuovo concesse dal 2003 dopo una sospensione di quasi 20 anni.4
Ma altri gruppi hanno anche più pesanti interessi legati agli Stati Uniti, e tutti devono tener conto della forza militare americana.

LA NDP RACCOGLIE

Se il governo e i vari partiti istituzionali hanno passato sotto silenzio la proposta di Ahmadinejad, essa viene raccolta con entusiasmo dalla NDP (Partito Nazional-Democratico di Germania), il partito neonazista che nelle recenti elezioni regionali del Mecklemburgo-Pomerania ha ottenuto il 7,2% dei consensi, giungendo al 12% nelle aree dove maggiore è la disoccupazione.
Questo partito, che tra l’altro (si fa per dire) rivendica la restituzione dei territori “staccati” dalla Germania con la Seconda Guerra Mondiale, è favorevole a un asse Berlino-Parigi-Mosca e alla formazione di un blocco eurasiatico contro gli Stati Uniti (estremizzata, è la linea tentata dal precedente governo Schröder), è fautore di più stretti rapporti coi paesi arabi, nei confronti dei quali la Germania sarebbe avvantaggiata non avendo un passato coloniale nell’area, e individua nell’Iran «la punta di lancia nella lotta per un ordine mondiale giusto».
I neonazisti tedeschi sono grandi ammiratori del presidente iraniano: «Se al momento c’è un portavoce del mondo libero, che ha scritto sulla propria bandiera Giustizia, Onestà e difesa dei legittimi interessi vitali dei popoli, egli si chiama Mahmud Ahmadinejad», afferma uno dei suoi maggiori rappresentanti. Essi pubblicano nel loro sito la lettera di Ahmadinejad, di cui apprezzano il fatto che in un’intervista allo Spiegel ha difeso i diritti di sovranità non solo per l’Iran, ma “anche per il nostro popolo tedesco”.
La posizione della NPD, oggi minoritaria nella borghesia tedesca, può essere considerata come una linea di riserva dell’imperialismo tedesco che potrebbe trovare più vasti appoggi (depurata o meno dalla componente revanscista) quando le tensioni internazionali si acuissero fortemente, come già accaduto nella storia.
Chi nella sinistra italiana e internazionale appoggia l’Iran perché antiamericano, almeno sappia in quale compagnia si trova.
La nostra posizione comunista e internazionalista, mentre denuncia ogni aggressione o minaccia degli imperialismi contro un paese come l’Iran, e la loro pretesa di avere il monopolio dell’arma nucleare, non può non denunciare il carattere ferocemente antioperaio, anticomunista e reazionario del regime degli ayatollah e dei militari iraniani, per nulla antimperialista. Anche in Iran è nel proletariato sfruttato e oppresso, nelle organizzazioni comuniste che cercano di organizzarlo sfidando una dura repressione, che possiamo trovare le forze sociali e i referenti politici per la nostra lotta.



Note:

1. Fars News Agency è un’agenzia giornalistica iraniana, sede Teheran, che si dichiara come “la prima fonte indipendente di informazioni dell’Iran”, mentre è “semi-ufficiale” secondo l’agenzia occidentale Reuters e legata al sistema giudiziario iraniano secondo la BBC. Il sito web della FNA riporta le notizie in persiano e inglese.

2. I “due pesi, due misure” che hanno limitato la sovranità tedesca e ora quella iraniana – N.d.R.

3. German Foreign Policy, 17.9.2006.

4. Nel caso l’Iran venisse attaccato militarmente, oltre a una perdita di influenza economica Berlino dovrebbe rispondere anche a richieste di risarcimenti danni per milioni di euro sulla base delle garanzie statali fornite per gli investimenti (Hermesburgerschaft); infatti secondo il paragrafo 4 delle “condizioni generali” ai privati che godono di queste garanzie vengono risarciti i danni provocati da “guerra o scontri armati”.




G.L.

Pubblicato su: 2006-11-11 (1933 letture)

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